L'importanza religiosa di Trani,sede Arcivescovile è concentrata sulla devozione alla Vergine Maria.Tale indole,è autorevolmente messa in luce da un monumento di fede mariana,"il Santuario della Madonna di Fatima",edificato nel 1957 dai PP.Rogazionisti presenti nella "Città di Maria" dal 1931.Indimenticabile,il ricordo di P.Gerardo Onorato presenza ispiratrice del progetto mariano di Monfortana spiritualità.Il 16 Luglio 1958 il grandioso Tempio in onore della B.V. di Fatima viene elevato a Santuario Mariano Diocesano.L'anno seguente la città viene nuovamente consacrata al Cuore Immacolato di Maria.Il 6 Settembre 1961 il Sommo Pontefice Giovanni XXIII in udienza generale a Castelgandolfo benedice la nuova statua della madonna proveniente da Fatima;la stessa verrà incoronata il 15 Ottobre 1961 e solennemente collocata nel suo Santuario,arricchito da indulgenze.








martedì 19 febbraio 2013

Riflessione Quaresimale

Il " legno dolcissimo" delle Croce

di Don Tonino Bello


Vi dispiace se, per più di una volta, fermerò la vostra attenzione sul “legno dolcissimo” della croce che noi, come dice Paul Claudel (poeta francese) non siamo chiamati a piallare, ma sul quale siamo chiamati a salire? Ascoltatemi, allora. E perdonatemi se parlo con immagini: è perché si fissi più profondamente nell’anima lo spessore dei nostri tradimenti. Se è vero che la croce è l’unità di misura di ogni impegno cristiano, dobbiamo fare attenzione a un grosso pericolo che stiamo correndo: quello che san Paolo, scrivendo ai Corinzi, chiama l’evacuazione della croce. Che non significa disprezzo della croce, o rifiuto della croce, o irrisione della croce. No. Non c’è nessuno di noi che non parli con eloquenza del “legno santo”, o che in Quaresima non canti, con tutta l’anima, il “Vexilla regis” o, il venerdì santo, non intoni l’inno “Crux fidelis”. La croce rimane sempre al centro delle nostre prospettive. Ma noi vi giriamo al largo. Troppo al largo. Prendiamo una extramurale lontanissima dal colle dove essa s’innalza. È come quando, in viaggio, si sfiora una città passando dalla tangenziale. Mentre l’automobile corre lungo la strada, si dà ogni tanto un’occhiata ai campanili che si ergono e alle torri che svettano. Ma poi tutto finisce lì.

Purtroppo, la nostra vita cristiana non incrocia il Calvario. Non s’inerpica sui tornanti del Golgota. Passa “di striscio” dalle pendici del luogo del cranio. Come i Corinzi anche noi, la croce, l’abbiamo “inquadrata” nella cornice della sapienza, e nel telaio della sublimità della parola. L’abbiamo attaccata con riverenza alle pareti di casa nostra, ma non ce la siamo piantata nel cuore. Pende dal nostro collo, ma non pende sulle nostre scelte. Le rivolgiamo inchini e incensazioni in chiesa, ma ci manteniamo agli antipodi della sua logica. L’abbiamo isolata, sia pure con tutti i riguardi che merita. È un albero nobile che cresce su zolle recintate. Nel centro storico delle nostre memorie religiose. All’interno della zona archeologica dei nostri sentimenti. Ma troppo lontano dalle strade a scorrimento veloce che battiamo ogni giorno.

Dobbiamo ammetterlo con amarezza. Abbiamo scelto la circonvallazione e non la mulattiera del Calvario. Abbiamo bisogno di riconciliarci con la croce e ritrovare, sulla carta stradale della nostra esistenza paganeggiante, lo svincolo giusto che porta ai piedi del condannato!


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